Cerimonia del tè in Giappone

La Cerimonia del tè è un rito sociale e spirituale praticato in Giappone, indicato anche come Chadō o Sadō. Questa cerimonia e pratica spirituale può essere svolta secondo stili diversi e in forme diverse. 

A seconda delle stagioni cambia inoltre la collocazione del bollitore: in autunno e inverno è posto in una buca di forma quadrata, ricavata in uno dei tatami che formano il pavimento, mentre in primavera ed estate è in un braciere appoggiato sul tatami.

In tutti i casi si usa in varie quantità il matcha, tè verde polverizzato, che viene mescolato all'acqua calda con l'apposito frullino di bambù. Quindi la bevanda che ne risulta non è un'infusione, bensì una sospensione: questo significa che la polvere di tè viene consumata insieme all'acqua. Per questo motivo e per il fatto che il matcha viene prodotto utilizzando germogli terminali della pianta, la bevanda ha un effetto notevolmente eccitante. Infatti veniva e viene ancora utilizzata dai monaci zen per rimanere svegli durante le pratiche meditative.

La Cerimonia del tè è qualcosa che va molto al di là della semplice preparazione di una bevanda. È forse l'espressione più pura dell'estetica zen: entrando nella stanza da una porticina bassa che costringe a piegarsi in segno di umiltà, l'ospite entra in uno spazio piccolo, a volte minimo, dove equilibrio e distacco dal mondo sono procurati da gesti che richiamano costantemente la presenza mentale in un ambito di naturalezza e spontaneità, in una sequenza di interazioni codificate e circondata da oggetti semplici ma di grande forza espressiva.

La stanza del tè è il luogo fisico dove si svolge la cerimonia, ma è anche luogo "spirituale". Ai concetti precedenti di yūgen, collegato al mistero e alla eleganza, impossibile da trasmettere con le parole, e di sabi, la patina sottile del tempo che rende gli oggetti affascinanti e ispiratori di tranquillità e armonia, il monaco buddhista zen Sen no Rikyū evidenziò quello di wabi: la povertà ricercata e il rifiuto assoluto dell'ostentazione. Sen no Rikyū amava lo stile semplice, cioè vedeva la stanza del tè come dimora della creatività priva di attaccamenti quindi una dimora del vuoto. Spogliata da ogni possibile orpello, con pareti grezze e praticamente priva di alcun contenuto che non fosse il vissuto libero dagli attaccamenti della vita "mondana".

Il monaco buddhista zen Sen no Rikyū è universalmente considerato il codificatore ultimo della Cerimonia del tè, dopo i grandi maestri Murata Shukō e Takeno Jōō. La Cerimonia del tè di Sen no Rikyū si fonda su quattro principi basilari a cui fanno riferimento tutti i lignaggi scolastici che proseguono gli insegnamenti di questo maestro del tè: Armonia, Rispetto, Purezza, Tranquillità.

La diffusione del principio del wabi-cha di Sen no Rikyū sconvolse anche l'arte della ceramica giapponese. Le ceramiche finissime di origine cinese furono scalzate rapidamente da quelle di apparenza rozza che incarnano l'ideale estetico di semplicità e povertà che il maestro intendeva affermare.


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